Veicolo di storie, creatore di significati condivisi: ecco il Narratore

Seduta attorno al fuoco, la tribù festeggia la battaglia vinta. La carne che arrostisce sullo spiedo, i boccali traboccanti di birra, uomini e donne si riposano, mentre il bardo canta le gesta della giornata. Le azioni, le battaglie, i caduti, i vittoriosi, i nomi dei più valorosi, gli stratagemmi del nemico per conquistare l’ultimo bastione a difesa del villaggio, l’assistenza degli dei che, benevoli, sono scesi fra gli uomini per decidere le sorti dello scontro: tutto è contenuto nel racconto di un sol uomo che, improvvisando e cantando, inanella e incastra per i secoli a venire nomi, date, luoghi, avvenimenti. La narrazione nasce condivisa e diventerà tradizione, storia, letteratura. 

A chiunque sia capitato di dover convincere o, semplicemente, comunicare a qualcuno la bontà di una propria idea o le potenzialità di un progetto sa quanto sia difficile trasferire in parole l’astrazione di un concetto o la visione di un futuro possibile. I mondi interiori a partire dai quali comunichiamo sono così ricchi e complessi, talvolta così distanti da quelli dei nostri interlocutori, che diventa davvero una sfida riuscire a intendersi. Tanto più se a dover essere comunicata è un’idea di impresa, un’iniziativa di sviluppo, un sistema organizzativo. Ultimamente, si fa un gran parlare di storytelling, attualizzazione in chiave moderna e organizzativa di una delle dimensioni più antiche delle comunità sociali qual è quella della narrazione. L’avrete capito: questa settimana l’approfondimento su The Village è dedicato alla figura del Narratore 🙂

Cos’è un Narratore? Narratore è colui o colei che racconta, oralmente o per iscritto, una storia, ma anche chi la fa circolare. Chi veicola all’esterno la visione di un gruppo, l’io narrante di un romanzo, ma anche l’affabulatore, l’incantatore di serpenti, il venditore di fumo. È chi trae energia dal far circolare le storie e le parole e dal raggiungere molte persone attraverso i suoi messaggi. Predilige la chiave estetica e relazionale, è in forte connessione con l’emozione del racconto e attribuisce enorme importanza emotiva al processo narrativo. Attenzione però: non ama essere interrotto! Ha un forte bisogno di portare le sue narrazioni all’esterno e questa spinta, se gestita in modo efficace, lo trasforma in una figura fondamentale quando si tratta di creare legami tra le persone.
La sua grande abilità nel far circolare la parola può portarlo ad attivare grandi reti comunicative e a favorire lo sviluppo della conoscenza e della condivisione.  Il suo ingegno lo porta a ricercare e sperimentare modelli e metodi di comunicazione sempre più efficaci nel confronto con le potenzialità della tecnologia. I suoi attrezzi del mestiere sono la voce, la parola scritta, l’immagine. I canali che può usare molti: dalla carta stampata alla radio, dal cinema alla Rete.

La narrazione è sempre attribuzione di senso

Considerato il padre dell’etnografia e della storiografia, Erodoto era uno storico greco che visse nel V secolo a.C., famoso per aver descritto nelle sue Storie paesi e popoli da lui conosciuti durante numerosi viaggi in gran parte del Mediterraneo orientale. Qual era la novità di Erodoto? Perché non vengono considerati storici tutti coloro che prima di lui hanno scritto di avvenimenti e popoli? Perché lui voleva vedere, sentire ed elaborare. Vedere in prima persona, secondo lui, era sempre la cosa migliore ed ecco perché viaggiò molto. Quando non poteva viaggiare, si sforzava di trovare testimoni diretti, oculari, degli eventi che voleva raccontare, nello sforzo di avere una voce, una testimonianza il più veritiera possibile. Erodoto ci racconta le culture che circondavano quella greca e, nel farlo, anche la sua stessa società. Infine, Erodoto elaborava.

Cosa significa questo? Che non era un estensore di cronache, di successioni cronologiche di avvenimenti e nomi, ma che riteneva ci fosse un nesso, una rete di rapporti che collegava in un unico insieme (la Storia) avvenimenti e protagonisti che interagiscono secondo le leggi della causa e dell’effetto. Tutto ciò che da lui veniva raccontato trovava il suo posto in un quadro più ampio, un quadro di senso. Ecco qui all’opera una delle caratteristiche peculiari del Narratore: l’attribuzione di un ordine, di un significato alla narrazione.

Secoli dopo, Hannah Arendt avrebbe scritto: “La storia rivela il significato di ciò che altrimenti rimarrebbe una sequenza intollerabile di eventi”. Il Narratore (di cui lo storico è una declinazione particolare) non si limita a fare un elenco di cose, situazioni, personaggi: dà loro un ordine, un senso. Circolazione significa anche questo, mettere in circolo, rendere una narrazione condivisa attorno a un significato.

Ecco perché il Narratore può dare un grande contributo all’elaborazione e all’esplicitazione della visione di un gruppo, perché può mantenere un forte contatto con l’origine mitica di un gruppo o di un luogo, col cuore stesso di una comunità, aiutarla a rappresentarsi e, così facendo, accompagnarla in un viaggio di scoperta non solo di quello che la comunità è, ma di quello che può o vuole diventare.

 

I contenuti di questo post sono rilasciati con licenza Creative Commons 3.0 (CC BY-NC-SA 3.0).

 

 

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