Nasce FAB!, l’incubatore d’impresa per l’innovazione sociale

Cos’è l’innovazione sociale?

Proviamo a partire da una definizione, che è sempre una buona base su cui costruire un concetto condiviso. Su Wikipedia, alla voce Social Innovation (la voce in italiano ancora non esiste) troviamo quanto segue:

Con “Innovazione sociale” si intendono nuovi concetti, idee e organizzazioni che soddisfino bisogni sociali di ogni genere – dalle condizioni di lavoro all’istruzione, dallo sviluppo della comunità alla salute – e che ampliano e rafforzano la società civile. L’espressione ha diversi significati che si sovrappongono: può essere utilizzata per riferirsi a processi sociali di innovazione, come sono per esempio i metodi e le tecniche open source, oppure a innovazioni che abbiano una finalità sociale, come il microcredito o la formazione a distanza. Il concetto può anche essere collegato all‘imprenditoria sociale (l’imprenditoria non è per forza innovativa, ma può diventare veicolo di innovazione) e si incrocia con l’innovazione delle politiche e della governance pubbliche. L’innovazione sociale può avere luogo all’interno dei governi, del settore del profit e in quello del non profit (noto anche come terzo settore), così come negli interstizi che si vengono a creare fra questi ambiti.*

Il concetto, quindi, è abbastanza chiaro: l’innovazione sociale è una serie di processi, pratiche, attività che rispondono a bisogni della società che non sono ancora stati soddisfatti e di cui i governi non si fanno carico. È in grado di creare valore: sia diretto (se a promuoverla sono organizzazioni del mondo profit che forniscono servizi) sia indiretto (in benessere sociale e qualità della vita, per esempio). Per funzionare, prevede che a farla, a lavorare insieme per trovare risposte a domande lasciate in sospeso, siano le persone: da qui l’aggettivo “sociale”. Una specie di innovazione diffusa, potremmo dire, che nasce dalla comunità per la comunità. Prendendo a prestito la definizione che ne ha dato Alberto Masetti Zannini, social innovator e co-fondatore del progetto “The Hub Milano”, “Quando c’è una crisi in un sistema si creano anche delle opportunità per ripensare alle cose che non funzionano, per provare a farle meglio o a farle in un modo diverso. In questo contesto tutti i soggetti, da quelli privati ai pubblici ai no profit, possono guardare all’innovazione sociale per poter fare meglio a un costo inferiore quello che facevano prima”.

Finalmente, anche in Italia se ne comincia a parlare seriamente e come di una via praticabile. Recentemente, anche il Forum PA ha dedicato una giornata all’argomento. Esistono, sul territorio nazionale, iniziative volte a favorire l’emergere di idee imprenditoriali , come quella di IdeaTRE60. CheFuturo.it, sito nato quest’anno con la mission di promuovere l’innovazione e già molto seguito, ha scelto di dedicare una sezione alla Social Innovation. Per non parlare del caso degli stessi Hub che stanno nascendo in giro per l’Italia, seguendo l’esempio di quello di Milano. E sono solo alcuni esempi.

La posizione di Dof

Andiamo ora a rileggere quello che c’è scritto nella pagina SOCIAL DREAMING del sito Dof.  Definizione misteriosa e forse anche insolita per una società che si occupa di consulenza e formazione:

In DOF, siamo fermamente convinti che sia importante lavorare sullo sviluppo delle comunità sociali, unico presupposto di una crescita sostenibile per le organizzazioni e la società nel suo insieme. Per questo motivo, abbiamo creato una serie di strumenti e dato vita a progetti speciali per aiutare comunità e gruppi a crescere, in qualunque contesto si trovino. La declinazione in chiave sociale di strumenti di facilitazione che trovano naturale applicazione anche in ambito organizzativo nasce dal desiderio di promuovere una cultura sempre più diffusa dell’interdipendenza, in cui le diverse componenti del vivere sociale si incontrano in momenti di riflessione, elaborazione della propria identità valoriale e progettazione di direzioni di sviluppo possibili.

In altre parole, a noi l’innovazione sociale interessa, sia come scelta di vita che professionale. Per questo, siamo sempre alla ricerca di occasioni e di “buoni incontri” (come ha scritto l’amico Alessandro in un post di qualche giorno fa) che ci mettano nelle condizioni di dare il nostro contributo. Per fortuna, quando fai le cose in un determinato modo, prestando attenzione alle persone oltre che ai processi, è più facile entrare in contatto con realtà che cercano di muoversi alla stessa maniera. Con rispetto, mi sentirei di dire. Ecco perché ci siamo impegnati con grande voglia di fare nella progettazione (e parteciperemo attivamente allo sviluppo) di FAB!, l’incubatore di innovazione sociale che sta per aprire i battenti a Pordenone.

Cos’è FAB?

FAB! è uno spazio pensato per far viaggiare le idee tra le persone, creando un processo di collaborazione che dà forma a un nuovo modo di fare impresa, un incubatore di idee e di progetti per lo sviluppo sociale e la valorizzazione del territorio. Un modo con cui la Cooperativa Itaca – importante realtà cooperative del Friuli Venezia Giulia e non solo, che lavora in ambito sociale, sanitario ed educativo – ha deciso di festeggiare i suoi primi 20 anni di storia e attività, restituendo alla comunità tutta la ricchezza di saperi e di esperienze che l’hanno fatta crescere negli anni. Da qui la scelta di attivare, in quella che per tanti anni è stata la sua sede, un incubatore di sviluppo sociale rivolto ai giovani (ma non solo) disoccupati o a chi si trova in una situazione di forte instabilità lavorativa, per sviluppare progetti che rispondano a criteri di inclusione, sviluppo imprenditoriale, di garanzia e sviluppo occupazionale, di attenzione alla sostenibilità e privilegiando lo sviluppo tecnologico. Un modo per uscire dalla crisi attraverso la crisi, scommettendo su menti brillanti con idee innovative, puntando su progetti di sviluppo. Per una Cooperativa sociale come Itaca, che nel 2011 ha sfondato i 34 milioni di euro di fatturato segnando un + 7,8%,, incrementando il numero degli occupati (oltre 1300, l’83% dei quali donne) e dei soci lavoratori (oltre 1000), lanciare un progetto come FAB! ha un significato molto particolare. Come ha spiegato il presidente della cooperativa Leo Tomarchio nella conferenza stampa di ieri, “Noi vogliamo proporre un nuovo modello di mondo e di comunità sociale, coerente con la mutevolezza del contesto economico”. In poche parole, “inclusivo e aperto a chiunque, basato sull’idea di valorizzare le caratteristiche che rendono unico ogni essere umano e mirato ad un effettivo progresso sociale”.

Il progetto gode, oltre alla collaborazione di Dof Consulting, del supporto di diversi partner, fra cui l’Università degli Studi di Trento, A.I.C.C.O.N. (Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Nonprofit), la Provincia di Pordenone e il Comune di Pordenone, che ha dato il patrocinio all’evento di lancio.
E senza dimenticare The Village, il gioco per lo sviluppo delle competenze sociali (creato proprio da Itaca e Dof insieme), che dà addirittura il nome alla Academy interna all’incubatore (The Village Academy, appunto), cui avranno accesso tutti i candidati che supereranno la prima fase di selezione e di cui vi racconteremo nelle prossime settimane.

FAB! viene presentato ufficialmente venerdì 29 giugno negli spazi dell’ex convento di San Francesco a Pordenone (in piazza Della Motta), a partire dalle 17.30. Venerdì sarà anche l’occasione per DMAV_social art ensemble (collettivo artistico residente di FAB!) di presentare la sua nuova installazione: Home. Something little in this town (#DMAV0030).
L’installazione parte da uno studio fotografico che misura il rapporto tra piccoli segni e contesto, mettendo in scena uno sbarco di minuscoli astronauti nella città di Pordenone, accompagnati da un uovo da viaggio. La piccola carovana di viaggiatori spaziali si inserisce nel contesto dei luoghi più significativi della città, fornendo così un’interpretazione alternativa e visionaria degli spazi urbani e dei progetti di sviluppo sociale che possono ospitare. L’installazione animerà gli spazi del chiostro con foto di grandi dimensioni (ne vedete una in testata di questo post) stampate su tela e uova giganti in polistirolo. DMAV #0030 è firmata da Manolo Battistutta, Nicola Gaiarin e Alessandro Rinaldi per conto del collettivo.

Il programma della giornata

ore 17.30
Presentazione del progetto FAB!, con interventi di ospiti tra i quali: Assessore Regionale al Lavoro e alle Pari Opportunità Angela Brandi, Presidente della Provincia Alessandro Ciriani, Sindaco della città Claudio Pedrotti.

ore 18.00
Presentazione degli spazi e dei laboratori aperti per entrare in contatto col modello FAB! e approfondire le diverse dimensioni (didattica, formativa, consulenziale, artistica, imprenditoriale) del progetto. Nei vari spazi accadranno cose diverse:
Ex Convento: The Village Lab, realizzazione di un laboratorio di social gaming. Parte importante del progetto FAB! sarà rappresentata dalla The Village Academy, percorso intensivo di formazione.
Chiostro: Corner di presentazione del progetto con la partecipazione dei partner di progetto.
Ex sacrestia: presentazione dell’installazione artistica realizzata da DMAV Social Art Ensemble per il progetto FAB!
Nella sede FAB! in via San Francesco 1/C: inagurazione con co-costruzione mobilio e arredi.
Chicche musicali con G-TWIN ACOUSTIC DUO.

Info utili

Quando: Venerdì 29 giugno 2012, dalle ore 17.30.
Dovesede FAB! di via San Francesco 1/C e Chiostro dell’ex convento di San Francesco (P.zza Della Motta), Pordenone
Per ulteriori informazioni o curiosità, ci potete mandare una mail a info@dofcounseling.com

Strumenti

Il sito FAB!
La pagina Facebook FAB!
Il sito DMAV
La pagina Facebook DMAV

* La voce originale di Wikipedia la potete leggere qui. La traduzione è mia ed è libera.

 

I contenuti di questo post sono rilasciati con licenza Creative Commons 3.0 (CC BY-NC-SA 3.0), ad eccezione dell’immagine in evidenza, di proprietà di DMAV Social Art Ensemble.

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