In aumento i bilanci di sostenibilità: l’etica “premia”

Secondo l‘indagine annuale Kpmg sui bilanci di sostenibilità (quelli che danno conto delle performance ambientali, sociali e di governance), condotta su 34 paesi e 3.400 società nel mondo, fra cui figurano anche le 100 principali aziende italiane per fatturato, la percentuale di grandi gruppi che redige bilanci di sostenibilità è arrivata nel 2011 al 64% (nel 2008 era il 53%). I paesi leader rimangono Gran Bretagna (100%), Giappone (99%) e Sud Africa (97%), ma anche l’Italia ha visto un miglioramento, arrivando al 74% (contro il 59% nel 2008).

Il dato interessante è che – come viene riportato nella premessa al report, pubblicata sul sito di Kpmg – “dall’analisi emerge un cambiamento di visione nel reporting di sostenibilità che diviene sempre più uno strumento d’innovazione in grado di veicolare opportunità di business e di rappresentare il reale valore d’impresa in termini sia competitivi che finanziari”. In altre parole, la sostenibilità “premia”, come confermato dalle parole di PierMario Barzaghi, Partner KPMG Climate Change & Sustainability Services, secondo cui “per oltre la metà delle aziende G250 interpellate, le iniziative avviate nell’ambito della Corporate Responsibility contribuiscono anche alla generazione di valore finanziario. La Corporate Responsibility diviene così, sempre di più un vero e proprio ‘imperativo’ di business”.

La situazione italiana

Rispetto all’Italia, la percentuale è in crescita. Enzo Riboni, in un articolo pubblicato su Corriere Economia, segnala però come a questo incremento degli ultimi anni non si sia accompagnato un corrispondente aumento dell’importanza rivestita dai manager della Csr – Corporate social responsibility (cioè chi che gestisce la responsabilità dell’impresa rispetto al suo impatto sulla società) all’interno delle organizzazioni. Ora, sembra che finalmente la tendenza si stia invertendo, anche nelle realtà di medie dimensioni. Le previsioni ci dicono che questa figura dovrebbe assumere un’importanza sempre maggiore nei prossimi 5 anni. Consolidamento di una professione “socialmente utile” o interessante prospettiva per i neo-laureati, la Csr rappresenta sicuramente un modo per fare dell’organizzazione un centro di produzione di valore per se stessa, ma anche per la società in cui opera.

L’indagine

La KPMG International Survey of Corporate Responsibility 2011 è stata condotta per esaminare i trend del Corporate Responsibility reporting tra le più grandi società del mondo. Si tratta della settima edizione condotta da KPMG e altri partner a partire dal 1993. Hanno partecipato alla survey 34 member firms di KPMG nei seguenti Paesi: Australia, Brasile, Bulgaria, Canada, Cile, Cina, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Grecia, India, Israele, Italia, Messico, Nigeria, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Portogallo, Romania, Russia, Singapore, Slovacchia, Spagna, Sud Africa, Sud Corea, Svezia, Svizzera, Taiwan, Ucraina, Ungheria e Stati Uniti. Sono state considerate esclusivamente le informazioni pubbliche (siti internet, CR report, Financial report). Il campione include le Global Fortune 250 (2010) e le 100 più grandi società per fatturato nei 34 Paesi. [fonte: sito ufficiale KPMG]

Leggi l’articolo di Enzo Riboni, dal titolo «I manager dell’etica adesso contano davvero».
Consulta il sito di KPMG
Approfondisci la tematica della Csr. La voce su Wikipedia è sempre un buon punto di partenza.

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