Danzare al ritmo del mondo

Alla fine di giugno è stato presentato a Pordenone il generatore di impresa per lo sviluppo sociale FAB (ne abbiamo parlato a più riprese, QUI, QUI e QUI). In quell’occasione, io e la collega Laura abbiamo tenuto una sessione aperta di gioco. Protagonista, ovviamente, The Village, lo strumento per lavorare sulle competenze trasversali che verrà usato come strumento di facilitazione proprio all’interno della Academy che accompagnerà i fabber alla selezione finale per la fase di incubazione.

La location era fantastica ed è sempre un privilegio essere presenti con un proprio progetto in un luogo tanto carico di storia e di suggestioni qual è la chiesa dell’ex convento di San Francesco a Pordenone (su Facebook trovate qualche immagine, tanto per farvi un’idea). Spazio incredibile, ma molto ampio, per cui il nostro problema era come riempirlo. Abbiamo optato per una via minimal, in linea con i nostri gusti e con il nostro modo di lavorare,  e visto che si dava il benvenuto a FAB abbiamo pensato di “mettere in scena” all’interno della chiesa quelle che secondo noi erano le figure del villaggio che meglio avrebbe potuto rappresentare il “fabber ideale“, l’imprenditore sociale che ci aspettiamo di incontrare.

Oltre allo Sciamano (per la sua capacità di visione), al Cuoco (per la capacità di scegliere gli ingredienti giusti per un progetto), all’Eroe-Traditore (di cui parleremo la prossima settimana in chiusura di questa cavalcata immersiva nel mondo del villaggio), c’è un altro personaggio centrale in qualunque progetto innovativo, impegnativo e sfidante. L’abbiamo rappresentato svolgendo lungo le pareti della chiesa un rotolo di carta su cui avevamo scritto una frase che ci pareva lo rappresentasse molto bene:

Certamente ci vuole un po’ di sana follia (solo in apparenza un ossimoro) per pensare di poter cambiare il mondo con un’idea ed è per questo che, nel cercare di immaginare cosa dovessero avere i nostri fabber, non abbiamo potuto che pensare alla forza dirompente del Folle.

Il Folle è in contatto con la gioia anarchica della creazione, con la meraviglia del caso e con l’assoluta bellezza dei gesti e delle parole. Ha la grande forza di non essere condizionato dalla morale e dalla tradizione e di potere, in ogni istante, far apparire o creare qualcosa di nuovo con grande forza. Quando si accetta completamente, utilizza la sue modalità più irriverenti per creare momenti di consapevolezza e di relazione con la pura bellezza nella sua comunità.
Immerso in un tempo circolare e imprevedibile, segue l’impulso del momento e continua a danzare al ritmo della sua energia. Spesso, il Folle non è consapevole del grande impatto che l’espressione delle sue emozioni produce all’interno del villaggio e di quanto risulti spiazzante il suo oscillare fra il grande flusso della realtà e l’incantesimo del piccolo dettaglio. Questa assoluta imprevedibilità del suo sguardo rappresenta uno dei tratti che disorienta maggiormente la comunità. Spesso le persone oscillano tra considerarlo un idiota o un genio e, talvolta, possono proiettare su di lui una visione positiva e salvifica o una visione distruttiva e malata.

Il Folle coincide del tutto, quasi dal punto di vista fisico, con il cambiamento: è sempre la cellula impazzita che smonta le certezze della quotidianità e che smaschera il re nudo. Banalmente, è colui o colei che vede le cose che tutti abbiamo sotto gli occhi da un altro punto di vista.
Mi piace citare le parole esatte con cui Nicola Artico (che nel libro che accompagna The Village si è preso cura di questa carta):

La follia ha a che vedere con la mente umana e con l’aspetto compulsivo del pensiero.

Il lato positivo ha a che fare con lo spazio che esiste al di là del pensiero. Lo spazio che ci consente di testimoniare noi stessi.

Lo stimolo offerto in questa carta non è quello di indossare dei vestiti strani, cambiare noi stessi e agire in modo inconsapevole con lo scopo di creare una semplice rottura con il mondo ordinario.

La visione della “follia positiva” porta verso l’interno. Ci invita a non fermarci al primo giudizio di cosa vediamo, non interpretare attraverso ciò che conosciamo, attraverso le griglie del passato, ma di vivere il momento presente con creatività… qualunque esso sia.

Il Folle guarda il mondo attraverso delle lenti speciali.

Il Folle consapevole è in contatto con se stesso. È in grado di utilizzare questi occhiali e di modificare la gradazione delle lenti in base alla necessità del momento presente.

In altre parole, dove gli altri vedono problemi, il Folle vede opportunità. Anche per migliorare il mondo.
Per cui, buona follia a tutti e, soprattutto, agli innovatori sociali di domani!

I contenuti di questo post sono rilasciati con licenza Creative Commons 3.0 (CC BY-NC-SA 3.0)

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