Ritrovare il coraggio di far parte di una comunità: l’esperienza FLOW a Pesaro

Come vi abbiamo già raccontato altrove, il 30 settembre scorso il collettivo DMAV è stato protagonista di un evento di Social Art. Per le vie di Pesaro, ha sfilato FLOW, un’installazione sul dialogo fra le generazioni, nato da un percorso e frutto di una collaborazione con molte realtà pubbliche e private del territorio. Un’esperienza entusiasmante sotto molti aspetti, sia artistici che umani, che ora Alessandro Rinaldi ci racconta dalla sua prospettiva.

Il 30 settembre abbiamo finalmente portato Flow attraverso le vie della città di Pesaro. Per DMAV è stata una delle sfide più complesse mai realizzate: costruire un’installazione partecipata su vasta scala, diventare il fulcro emozionale di un importante progetto europeo sull’intergenerazionalità (Youth Adrinet, su richiesta della Provincia di Pesaro e Urbino e a contatto con la rete europea dei partner), avere a che fare con la complessità di una città in movimento da coinvolgere, da scuotere, da attivare.

Dopo due mesi di lavoro incessante abbiamo portato a termine la progettazione e la realizzazione del grande macchinario mobile, struttura costruita su misura grazie all’aiuto di Piero e il suo piccolo esercito di carpentieri e falegnami, Nicola (Gaiarin) ha finito all’ultimo minuto di connettere il Conservatorio Rossini e il Liceo musicale Marconi che hanno sprigionato tutta l’energia della musica nelle strade, accompagnando la parata di Flow, Nicola (Artico) ha guidato i folli che, attraverso le strade della città, hanno facilitato il coinvolgimento della cittadinanza all’interno dell’installazione, Marzia ha incarnato con carisma la dea del Flusso su cui tanto abbiamo lavorato attraverso l’attività di bodywork studiata per questa occasione (“Love and Derange”) e ha accompagnato amorevolmente i performer scelti in tempo reale durante la sessione di training del mattino.

In fase di preparazione, ogni lavoro di DMAV mi sembra faticoso, forse troppo ambizioso. Quando ci incontriamo con il collettivo e non esiste ancora nulla viviamo un misto di euforia e disorientamento e anche una buona dose di paura. Poi iniziamo a lavorare, con fiducia, ognuno nella sua direzione di ricerca. E a poco a poco i pezzi cominciano a stare insieme, ad adattarsi, a contaminarsi, il lavoro inizia a prendere forma nelle menti e tra le mani di tutti. Insieme alle nostre opere, camminiamo anche noi, avanti, lungo la strada che abbiamo scelto di percorrere.

Anche per Flow è stato così.

Tutti insieme abbiamo costruito un unico grande messaggio sul tema della partecipazione e dell’alleanza tra le generazioni: portare energia nello spazio urbano, sperimentare il colore delle relazioni per non sentirsi soli, ritrovare il coraggio di far parte di una comunità.

La cosa che desidero fare è condividere con voi un racconto per immagini delle varie fasi di questa avventura: l’attività preparatoria di bodywork, il percorso di emotional training realizzato con i volontari del mattino, l’incubazione e la nascita del macchinario e l’invasione della città, di fronte a una folla di curiosi che per le strade, dalle finestre, dai caffè, dalle terrazze ha scelto di appoggiare lo sguardo o di seguire direttamente il macchinario e i suoi corpi colorati in questo percorso.

 

Condividi con la tua rete!

Dicci cosa pensi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ritrova la centratura con Shibumi: parti dal Podcast!