Il coraggio del fermarsi e del ripartire

Siamo abituati a pensare che la forza  e il coraggio di un Guerriero siano quelli delle grandi battaglie, delle sfide difficili. Non dimentichiamo, però, che tutta la nostra vita è – in sé – una lunga battaglia che si misura sulla distanza, in cui ciò che conta è saper trovare un equilibrio fra i momenti di “lotta” e i momenti di riposo e ricarica. Cari Guerrieri, l’impegno che mettete in tutto ciò che fate è insostituibile, ma quando è stata l’ultima volta che vi siete fermati a pensare a quello che stavate facendo? Ha senso far finta di non avere debolezze o non è forse meglio iniziare un percorso di consapevolezza che vi porti a capire quali sono i vostri punti deboli e, nonostante questi o forse proprio grazie ad essi, continuare a lottare per ciò in cui credete? Sarà una strada difficile, perché i nemici più forti li troverete dentro di voi e vi chiederete, fra le altre cose, perché state combattendo e se ne valga la pena. Ma ci vuole ben altro per scoraggiarvi, giusto?  🙂

Il Guerriero utilizza molta energia per le sue battaglie e prima di pensare al suo benessere sente di dover combattere intensamente. A volte, il suo corpo cerca di mandargli dei messaggi affinché si fermi e trovi riposo. Per questo motivo è facile che non trovi il tempo per bilanciare i livelli emotivi e fisici e si verifichi un fenomeno in cui l’energia emozionale e fisica non curata si traduce in malessere corporeo, rischiando di diventare un problema cronico che il Guerriero sembra doversi trascinare in battaglia, quasi fosse una cicatrice gloriosa. Altre due difese tipiche possono essere la tendenza a cercare di trovare sempre una giustificazione per i suoi comportamenti e l’incapacità di riconoscere un errore o un fallimento. Altre volte, il Guerriero ascolta poco i messaggi del corpo, che tentano disperatamente di distrarlo dalla battaglia incessante che la sua vita rischia di diventare.

Quanto è difficile per il Guerriero fare riserva d’energia… Spesso, corre così veloce e con tale dedizione da rischiare di perdere di vista le proprie necessità e i propri bisogni. Ricaricare le batterie gli serve per mantenere alta la lucidità nell’azione quotidiana della battaglia e per avere sempre chiaro il motivo per cui sta combattendo. Credo che il Guerriero sia nel padre o nella madre che, dopo un’infernale giornata lavorativa, torna a casa e trova la forza per giocare con i propri figli. Il Guerriero è colui (o colei) che non si rassegna, che continua a trovare il coraggio, la forza e l’umiltà per affrontare le sfide della vita, ma che sa anche fermarsi e chiedersi a che punto è arrivato. È la persona che sa chiedere aiuto quando si trova in difficoltà, ma che ama la lotta fino in fondo. Sa cadere, ma è pronto a rialzarsi. Crede in se stesso, ma è conscio dei propri punti deboli.

Colpisce la storia di Itzhak Perlman, famoso violinista poliomielitico, quando si trova di fronte allo spezzarsi di una corda del suo violino durante un concerto al Lincoln Center di New York City. Perlman chiude gli occhi di fronte a miriadi di persone, respira, dirige il capo verso il direttore d’orchestra e gli chiede d’iniziare da capo, cercando di continuare la propria sfida con le armi in dote.
Alla fine del concerto, congeda il pubblico, dicendo: “Sapete, talvolta è compito dell’artista scoprire quanta musica può ancora creare con ciò che gli è rimasto”.

[tratto da Il Guerriero, in The Village. Il libro,  voce a cura di Giovanni Tavaglione]

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