Ancora due posti disponibili per FACE THE CHANGE: “speriamo che sia femmina”

Il 15 dicembre parte FACE THE CHANGE: A Manager Connection, il Master che parte dal concetto di “network sostenibile” per lavorare in  modo nuovo sullo sviluppo manageriale. A qualche giorno dalla chiusura del termine per le iscrizioni, però, mentre si ultimano i preparativi e perfezionano gli strumenti, rimane una questione importante da risolvere…

Sono diversi i settori rappresentati all’interno di FACE THE CHANGE: Metalmeccannico, Servizi, Energia, IT, Consumo, Retail, Cooperazione d’eccellenza, solo per citarne alcuni. Una varietà che ci fa molto piacere perché contribuirà di sicuro ad allargare la gamma di esperienze e di conoscenze che i partecipanti andranno a condividere lungo tutto il percorso. Ci dispiace però registrare una scarsa presenza femminile fra gli iscritti al Master.

In questo senso, FTC è purtroppo lo specchio di ciò che un’indagine condotta questa estate da Cerved – Manager Italia ha portato alla luce ovvero la bassa presenza di donne nei ruoli apicali delle imprese italiane. Come ha raccontato in dettaglio Silvia Zanella in  un articolo uscito su Wired,

“È donna il 9% degli amministratori delegati e il 16% dei dirigenti, con un’interessante correlazione positiva: più il board è in rosa, più si ingrossano le fila dirigenziali dello stesso sesso. A livello anagrafico, le top executive sono mediamente più giovani dei loro colleghi uomini […]: solo una su 5 ha meno di 45 anni (nel caso maschile, si supera di poco il 13%) e quasi la metà ha meno di 55 anni (il 49,2%, contro il 43,6% degli uomini). Come sottolinea però la ricerca nella fascia dirigenziale le donne “sono più istruite e nettamente più giovani dei loro colleghi uomini. Tuttavia anche tra i dirigenti più giovani, una situazione di parità uomo‐donna è ben lontana: il peso femminile tocca un massimo del 22% tra gli executive under 35 e una percentuale del 19% tra quelli nella fascia d’età 35‐44 anni, per poi scendere nelle fasce di età superiori, fino all’8,7% tra gli over 65″. Qualcosa quindi, pur lentamente, si muove.″

Qualcosa si muove, anche se con la lentezza degli spazi siderali. Meglio essere ottimisti, anche se i dati non sono confortanti: secondo la classifica Eurostat relativa al tempo dedicato al lavoro domestico, infatti, il nostro paese brilla in Europa per la mancanza di servizi di sostegno all’attività di cura, considerata a ragione uno dei freni principali all’ingresso femminile (o a una presenza più flessibile) sul mercato del lavoro.

D’altra parte, cresce il numero di ricerche come quella condotta di recente dalla Confartigianato lombarda, dal titolo «È lei il titolare?», che ha messo in evidenza le grandi capacità dimostrate durante questi anni di crisi dalle imprenditrici: facendo un confronto fra fatturato e dipendenti, fra 2007 e 2011, risulta evidente come queste imprese abbiano resistito bene alla recessione. Oppure quella prodotta qualche mese fa da Thomson Reuters, che si è concentrata sul settore finanziario. Le società «gender blind» (quelle cioè in cui il genere non rappresenta un elemento primario di selezione) sono anche quelle che hanno saputo produrre i risultati migliori. Le conclusioni sono chiare:

“I titoli azionari delle aziende con un maggior equilibrio tra i due sessi nella sale di comando hanno retto meglio delle altre alla tempesta di Borsa del debito sovrano (ultimi sei mesi del 2011). Le quotazioni di 87 società con almeno un 30% di donne in posizione manageriale, sono risultate infatti più stabili di quelle delle 107 che invece hanno meno del 20% del vertice declinato al femminile.″

Certo, il tema più rilevante rimane quello delle competenze. Sarebbe bello se ci preoccupassimo maggiormente della presenza o meno di questo fattore all’interno dell organizzazioni, ma la percezione diffusa è che si parli ancora troppo poco della leadership femminile come di una risorsa per uscire dalla crisi e rilanciare uno sviluppo che poggi su pilastri diversi, ad esempio quello della collaborazione.

Ci auguriamo quindi che FACE THE CHANGE sia innovativo anche in questo senso e che contribuisca a superare la consuetudine secondo cui, nel momento in cui si vuole investire in talento giovane all’interno dell’azienda, si preferisce farlo su manager e dirigenti maschili.

Quindi, donne, fatevi avanti, perché noi vi aspettiamo a braccia aperte!

I contenuti di questo post sono rilasciati con licenza Creative Commons 3.0 (CC BY-NC-SA 3.0). L’immagine in evidenza è tratta da un’infografica realizzata dal Carrington College.

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