Indiana Jones e la forza del sogno

Eccoci arrivati alla terza puntata del nostro viaggio all’interno del mondo dello Sciamano. Oggi parliamo di sogno e di contagio 🙂

Un ottimo esempio di passione bruciante che può animare uno Sciamano è quella che caratterizza uno dei protagonisti del film Indiana Jones e l’ultima crociata, regia di Steven Spielberg. Non ci credete? Gli Sciamani si possono trovare ovunque e ora ve lo dimostro!

Nel film, Sean Connery interpreta la parte dell’anziano padre di Indiana Jones, Henry Jones Sr. Professore di letteratura medievale al college, Henry ha dedicato l’intera sua esistenza a un sogno: la ricerca del Santo Graal. Ora, è difficile immaginare un oggetto più carico di peso simbolico e più facile da trasformare in sogno della vita. Storicamente, quella del Graal è stata LA Ricerca, con la R maiuscola. In fondo, chi non vorrebbe la coppa in cui si tramanda sia stato raccolto il sangue di Cristo sulla croce, tanto più se garantisce la vita eterna? Non so voi, ma io un pensierino ce lo farei. Henry Jones ci ha fatto più di un pensierino, perché il Graal l’ha studiato, cercato e inseguito per una vita, battendo piste più o meno ufficiali e sacrificandogli persino il rapporto col figlio, cresciuto senza conoscerlo veramente e con molte assenze da rimproverargli.
Una delle caratteristiche essenziali che rende tanto incontenibile uno Sciamano è l’attaccamento a ciò che ama. Quando crede nella sua visione, non c’è nulla che possa distoglierlo dal cercare di attuarla. Né difficoltà, né spie di processi poco salutari riescono a riportarlo nel presente, nel qui e ora. Il futuro è sempre là che aspetta di essere afferrato. Anche a costo di perdere di vista chi lo accompagna nel suo viaggio terreno.

Arriviamo al 1938: l’Europa è sempre più stretta nella morsa del nazismo e Hitler vuole a tutti i costi il Graal per consolidare da un punto di vista simbolico il proprio potere. Henry Jones viene rapito dai tedeschi, ma riesce a salvare il diario in cui ha riassunto tutto quello che sa della mitica coppa, spedendolo proprio al figlio. Figlio che, manco a dirlo, dovrà salvare lui e Graal dalle mire germaniche.

E qui il film ha una trovata geniale, secondo me, perché a Indiana tocca affrontare una grande sfida, che è quella di entrare nella mente e nel sogno di un visionario. Guidato dal diario del padre, comincia a capire non solo la natura dei suoi studi, ma anche tutta la passione che l’uomo ha messo nella sua ricerca e ne viene contagiato. Un altro tratto distintivo dello Sciamano è che il suo entusiasmo, la sua fiducia nella visione è contagiosa. La parte difficile consiste nell’entrare nel suo mondo, ma una volta dentro è impossibile non restarne affascinati, partecipare al sogno.

Dopo una serie di peripezie, Indiana riesce a ricongiungersi al padre e, insieme, arrivano nel luogo dove si ritiene sia conservata. La coppa è a un passo, protetta dall’ultimo dei cavalieri di Re Artù, ma i Jones vengono raggiunti dai nazisti, che sparano al padre per costringere il figlio a scegliere fra le tante coppe disponibili quella giusta e salvargli così la vita. Fra le prove che Indiana deve affrontare ce n’è una molto interessante e particolarmente difficile per lui, che è l’attraversamento di uno strapiombo. L’indicazione contenuta nel diario per superare questa prova è come al solito sibillina e, in un primo momento, fa dire a Indy che l’impresa è impossibile. Poi, però, si arrende all’evidenza: qui, arrivati al momento decisivo, alla fine del viaggio iniziato dal padre tanti anni prima e animato dalla sua visione, non servono gli strumenti della razionalità. Cosa ha fatto Henry per tanti anni, quando tutto sembrava dirgli di abbandonare la sua ricerca? Ha creduto nel Graal. A Indiana viene chiesto di mettersi per un momento al posto del padre, fare quello che farebbe lui, pensare come se si trovasse nella sua visione. E, infatti, la risposta arriva immediata: “È un balzo della fede”. “Devi credere” gli sussurra il padre a quel punto e Indy fa quello che ciascuno di noi fa quando entra in sintonia con la visione di uno Sciamano e ne percepisce la forza e la verità: si fida. il primo passo è più difficile, ma una volta compiuto tutto diventa chiaro. La prova è infine superata:

Quindi, bisogna sempre fidarsi della visione di uno Sciamano? Assolutamente no, il discrimine passa sempre per i valori che lo animano. In fondo, anche Hitler era un tipo particolare di Sciamano…

Leggi la I tappa del viaggio: A tu per tu col Villaggio: lo Sciamano
Leggi la II tappa del viaggio: Spiazzare e tradire le aspettative: la spinta sciamanica di John Coltrane
Leggi la IV tappa del viaggio: Ernesto Illy: l’imprenditore e la complessità 

 

I contenuti di questo post sono rilasciati con licenza Creative Commons 3.0 (CC BY-NC-SA 3.0)

Condividi con la tua rete!

Dicci cosa pensi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ritrova la centratura con Shibumi: parti dal Podcast!