Nadia Boulanger: il Cuoco come insegnante
La maggior qualità del Cuoco è quella che consiste nel saper riconoscere, in ciascuno, gli ingredienti che lo rendono unico per sostenerlo nel suo processo di crescita e di scoperta della propria strada.
Una vita interamente dedicata a svolgere l’attività del Cuoco è stata quella di Nadia Boulanger, organista che da un certo momento in poi decise di consacrarsi in modo esclusivo all’insegnamento musicale. Nata nell’ultimo scorcio di diciannovesimo secolo a Parigi da padre francese e madre russa, Nadia viene al mondo in una famiglia immersa nella musica già da quattro generazioni. Il padre stesso è compositore, direttore d’orchestra e professore di canto, e la spinge a iniziare i suoi studi di organo e composizione quando ha appena nove anni. La ragazza è molto dotata e a sedici anni ottiene i suoi primi riconoscimenti internazionali. Poi, accade qualcosa. Nel 1918, l’adorata sorella Lili muore, appena ventiquattrenne. Sconvolta, Nadia decide che non comporrà più musica e che dedicherà la sua vita all’insegnamento, alla direzione d’orchestra e alla diffusione dell’opera della sorella, anch’ella musicista. Fra le altre cose, sarà la prima donna a dirigere grandi orchestre, come la BBC Symphony, la Boston Symphony o le orchestre filarmoniche di New York e Philadelphia.
Inizia così, quasi per caso, una carriera di insegnamento che avrà fine solo nel 1979, con la sua morte, e consegnerà al mondo una sfilza impressionante di grandi musicisti: da Daniel Barenboim a Philip Glass, da Burt Bacharach a Aaron Copland, da Michel Legrand a Egberto Gismonti, solo per citarne alcuni. Dell’insegnamento diceva: “Quando accetti un nuovo allievo, la prima cosa che devi fare è capire quale sia il suo dono naturale. Ciascun individuo fa problema a sé”. Qui possiamo cogliere l’aspetto positivo e i possibili limiti del Cuoco: avere sempre la ricetta pronta può far perdere di vista l’unicità delle persone che vuole supportare. I percorsi di miglioramento -di qualunque tipo siano- possono essere vissuti come ricette di crescita. Il buon Cuoco è colui che è disposto a variare la sua ricetta quando comprende il bisogno autentico della persona che ha davanti. Quando invece il Cuoco è convinto che una determinata ricetta e i suoi ingredienti siano perfetti, emerge un meccanismo di negazione: di fronte a persone che manifestano un bisogno diverso non gradendo un certo ingrediente o risultando addirittura intolleranti ad esso, rischia di sviluppare un atteggiamento aggressivo e giudicante.
Errore in cui pare Nadia Boulanger non incorse mai. Un giorno, a New York, si presentò davanti a lei Astor Piazzolla, giovane musicista ancora incerto su quale strada intraprendere. Per vivere, passava le notti a suonare tanghi nei night club con il suo bandoneon, mentre di giorno scriveva opere ispirate ai grandi musicisti classici, da Stravinskij a Ravel. Il primo incontro con la Boulanger fu un vero shock. Dopo aver letto le opere “serie” di Piazzolla, le liquidò in modo perentorio “Qui sembri Stravinskij, qua Bartok, qua Ravel, ma sai che c’è? Qua dentro non riesco a trovare Piazzolla”. Poi gli chiese cosa facesse per vivere. “Suono nei night club!”, rispose, lui, vergognandosi un po’. A quel punto Boulanger lo invitò a suonargli qualche battuta dei suoi tanghi.
Esitando, Piazzolla lo fece: “Razza di idiota, questo è Piazzolla!” disse subito lei. Liberandosi dalla necessita di imitare i grandi del passato, da quel momento in poi Piazzolla iniziò a comporre la sua musica, un incrocio originale di tango, jazz e musica classica.
Nel 1977, in occasione del suo novantesimo compleanno, il regista e musicista Bruno Monsaingeon, già autore di altri ritratti di grandi musicisti del ventesimo secolo, gira un documentario su di lei e lo intitola “Mademoiselle”. Un documento eccezionale, che mostra ancora intatti tutta la forza e il carisma di questa grande insegnante:
Per approfondire, visita il SITO UFFICIALE dedicato a Nadia Boulanger.
Leggi la I tappa: Saper dosare gli ingredienti ovvero la sapienza del Cuoco
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