Spiazzare e tradire le aspettative: la spinta sciamanica di John Coltrane

Un esempio di particolare intensità dei tratti dello Sciamano si trova in molti musicisti jazz e in misura del tutto particolare nel lavoro e nell’esperienza di John Coltrane (di cui ricorre oggi l’anniversario della scomparsa, avvenuta il 17 luglio 1967). Dalla bibliografia su Coltrane e in particolare dal bellissimo libro di Lewis Porter, Blue Trane, si possono trarre diversi spunti e connettere ad alcuni comportamenti tipici dello sciamano aneddoti, frasi e atteggiamenti del grande sassofonista autore di A love supreme e molti altri capolavori.

Come abbiamo detto, lo Sciamano è in contatto con una spinta di trasformazione e di compimento che lo incalza, portandolo sempre avanti. Essere esposto a un flusso inquieto di mutamento è una dimensione esistenziale a cui non riesce a sottrarsi anche se questo rischia di risultare spiazzante per le persone attorno a lui, abituate ad uno schema che muta prima ancora di essere consolidato. In numerose interviste, Coltrane testimoniava questa sua esperienza:

“Ogni volta che cambio qualcosa, ho un po’ paura di spiazzare la gente. E certe volte per questo motivo ritardo volutamente le cose. Dopo un po’ però scopro che non posso fare a meno di andare avanti”.

Lo Sciamano trova nel rapporto con la visione la sua unica forza vitale, anche nei periodi bui la fiammella di coscienza che cerca il contatto con questa energia rimane accesa. Coltrane, attraverso una grande forza di volontà, riuscì ad abbandonare completamente la spirale della droga e consolidò sempre di più la sua personale missione nel mondo fino ad arrivare ad un’affermazione precisa delle sue intenzioni: “Sento di voler essere una forza per il bene”, disse nella celebre intervista condotta da Frank Kofsky nel 1967.

John Coltrane, per poter diventare il veicolo sciamanico di un messaggio, accettò la sfida di superare tutta la componente autodistruttiva che, peraltro, aveva una parte significativa nella fondazione della mitologia del jazz e divenne realmente un riferimento spirituale per moltissimi giovani musicisti. Un altro tratto di particolare interesse nel percorso dello Sciamano consiste nel rischio di essere frainteso e di essere tradotto in una forma dogmatica. Lo Sciamano vive in un flusso in perenne mutamento ed è quanto di più lontano ci possa essere dal dogmatismo e dalla fondazione istituzionale. Anche in questo caso nella biografia di Coltrane troviamo delle stimolanti corrispondenze, fino all’episodio forse più famoso di devozione verso il musicista e verso l’uomo: la One Mind Evolutionary Transitional Church of Christ di San Francisco incentrò la cerimonia della domenica sull’album e la poesia A Love Supreme. Il luogo di incontro veniva decorato con fotografie di Coltrane e tutti suonavano uno strumento e cantavano sull’ostinato di apertura di A Love Supreme. Tale materiale veniva integrato in una cerimonia tradizionale di devozione a Cristo.

Il tratto forse però più caratteristico dello sciamano che si trova in Coltrane è il rapporto tra una modalità di relazione che trasmette una sensazione di calma interiore e la forza incontrollabile e passionale del suo sentire all’interno delle sue performance e nel suo mondo interiore. A tal proposito Kitty Grime comunicò in questi termini la sua esperienza: “Mi colpì moltissimo come persona. Mi sembrò molto tranquillo. […] Il contrasto fra il suo contegno calmissimo quando non era sul palco e quello straordinario torrente di suoni mentre si esibiva era davvero impressionante”.

(Il testo è tratto dal libro contenuto nel kit The Village ed è stato scritto da Alessandro Rinaldi)

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Leggi la III tappa del viaggio: Indiana Jones e la forza del sogno
Leggi la IV tappa del viaggio: Ernesto Illy: l’imprenditore e la complessità

 

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