Non c’è la leadership, solo leader in carne e ossa

Si è svolto oggi, a Roma, Forum Valore D, l’appuntamento annuale in cui l’Associazione Valore D si confronta con le istituzioni e i maggiori esponenti del mondo economico, accademico e aziendale su una serie di temi legati alla presenza delle donne all’interno dell’impresa. Al centro del confronto diversi temi e, in chiusura, una domanda: come dovrà essere il leader di domani? Su cosa dovrà puntare? Vediamo quali spunti sono emersi sul tema leadership.

Valore D
, per chi non lo sapesse, nasce dall’incontro di 12 grandi imprese che, nel 2009, hanno deciso di costituirsi in associazione per sostenere e promuovere la leadership femminile in azienda e la rappresentanza femminile nei ruoli apicali. La mission emerge in modo molto chiaro già dal video di presentazione del progetto:

 

 

Molto articolato il programma della giornata, che ha visto alternarsi sul palco AD di grandi aziende come Laura Donnini di RCS, presidenti come Patrizia Grieco di Olivetti, ma anche rappresentanti del mondo della politica come la deputata europea Sylvie Goulard e il ministro Passera e studiosi come la sociologa Chiara Saraceno.

Fra i temi trattati ci sono stati quelli del profitto (inteso nella sua accezione più ampia, di motore di sviluppo non solo economico ma sociale e di collante fra la dimensione del lavoro, quella dell’innovazione e quella, centrale, della persona), del rispetto e dei modelli di ruolo. Uno spazio dedicato ha avuto la presentazione della ricerca McKinsey dal titolo “Verso un nuovo equilibrio. Il welfare aziendale per coniugare profitto, rispetto e leadership“, ma il vero filo conduttore di tutti gli interventi è stato quello della leadership, affrontata non solo da una prospettiva femminile, ma a 360 gradi.

Di leadership si è parlato molto nel pomeriggio, soprattutto durante l’incontro dal titolo “Anatomia di una nuova leadership“, cui hanno preso parte – moderati dalla giornalista Maria Latella – Alessandro Castellano, AD del gruppo assicurativo SACE e Giovanna D’Alessio, CEO di Asterys, società che si occupa di sviluppo organizzativo a livello globale.

Ecco qualche spunto emerso e che ci pare utile condividere:

1. L’AUTOREVOLEZZA NASCE DALL’INCONTRO FRA MERITO ED ESEMPIO

Secondo Castellano, vero leader è colui (o colei) che è portatore di merito e che sa porsi rispetto ai propri collaboratori come un esempio. È solo dall’incontro fra merito ed esempio che scaturisce lautorevolezza. Come ha ricordato Giovanna D’Alessio, “leader” e “capo” sono due cose molto diverse. Un conto è la posizione che una persona ricopre all’interno della scala gerarchica, alla cui vetta si arriva per tante ragioni (esperienza, specializzazione, altre ragioni) e che garantisce il potere, mentre la vera leadership è quella che nasce da una forza interiore che permette – se utilizzata nel modo giusto – di ottenere risultati attraverso il lavoro di altre persone. Il leader è chi sa lasciarsi alle spalle le modalità superate di uno stile improntato a comando e controllo e diventa fonte di ispirazione per i propri collaboratori e diventa un role model di un comportamento virtuoso.


2. LA LEADERSHIP HA BISOGNO DI MODELLI

Se ne parla da anni, ma il problema della mancanza o, perlomeno, della scarsità di modelli di ruolo in ambito di leadership diventa sempre più pressante, anche perché sembra non interessare solo più le donne, ma chiunque si confronti con la figura del leader all’interno delle aziende. [vedi punto 3]


3. IL LEADER LAVORA SULLA PROPRIA CONSAPEVOLEZZA ED EQUILIBRIO

Oggigiorno, ha fatto notare sempre D’Alessio, si sta verificando un fenomeno interessante di messa in crisi della leadership all’interno delle organizzazioni, laddove i lavoratori più giovani non sono più disposti ad accettare come modello di riferimento il leader autoritario (nel peggiore dei casi) o che non abbia saputo costruirsi un equilibrio fra spera personale e sfera professionale, rinunciando a fare del proprio percorso di vita e lavoro un cammino di conquista della consapevolezza di sé. I modelli tradizionali di leadership non vengono perciò più riconosciuti e questo processo è interessante, perché sembra rimandare a una questione generazionale (e quindi culturale) più che a una questione di genere.

Siamo finalmente di fronte ai segnali concreti di un cambiamento irreversibile negli stili di leadership?


4. IL LEADER SA ACCETTARE LA PROPRIA VULNERABILIT
À E MANIFESTARLA

Essere leader – ha commentato Latella – significa anche saper convincere, col proprio stile e col proprio esempio. Per essere convincente un leader dovrebbe svelare anche i propri lati deboli, le proprie paure? È arrivato il momento di recuperare l’umanità del leader? A questo proposito, D’Alessio ha condiviso un’esperienza vissuta in prima persona, dimostrando che un leader si può anche permettere di parlare di sé e delle proprie difficoltà: “Tutti noi -dice- nasciamo vulnerabili e passiamo la vita a cercare di nasconderlo, persino a noi stessi. Ho passato i miei 15 anni in azienda cercando di dimostrare quanto fossi forte, potente, invulnerabile, per poi rendermi conto che lì stava la vera debolezza, nel cercare di pretendere di essere indistruttibile.”


5. IL LEADER SA CHE IL FALLIMENTO FA PARTE DI OGNI PROCESSO DI APPRENDIMENTO

Castellano chiosa aggiungendo che è altrettanto importante che un leader, oltre ad ammettere le proprie debolezze, sia in grado di ammettere che ci sono cose che non sa, perché il fallimento è parte integrante di ogni processo di apprendimento.


6. IL LEADER NON SI CIRCONDA DI PERSONE TROPPO SIMILI A SÉ

Molto importante, infine, il richiamo di D’Alessio all’importanza, per un leader, di non scegliere sempre collaboratori con personalità simili alla propria, rimanendo così all’interno della propria zona di comfort. Tutti noi cerchiamo di circondarci di persone simili a noi, questo è umano, ma così facendo rischiamo di perdere tutta la ricchezza -in termini di talento, punti di vista, specificità- che possiamo trovare all’interno delle organizzazioni. Come ha detto bene Castellano, “L’appiattimento non premia. Nessuna organizzazione schiacciata sul proprio leader ha veramente successo, anche se dall’esterno può sembrare così.”

A questi spunti, vogliamo aggiungere quelli che arrivano dalle parole della deputata Alessia Mosca, intervenuta sul tema “Leadership e potere“. Con le sue parole ci piace chiudere questo post:”Per favorire un avanzamento – ha detto Mosca – serve una visione, occorre fare in modo che tutti siano messi nelle condizioni di esprimere la propria creatività e dare il massimo nello svolgimento delle proprie mansioni. Dobbiamo ricordarci che la leadership è un mezzo, non un fine, è ciò che serve per realizzare una visione.”e sempre a lei dobbiamo il punto 7, nonché il nostro titolo:

7. NON ESISTE LA LEADERSHIP, CI SONO SOLO LEADER IN CARNE E OSSA.

 

I contenuti di questo post sono rilasciati con licenza Creative Commons 3.0 (CC BY-NC-SA 3.0). L’immagine in evidenza è di Valeria Cinelli.

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