Il Mercante-Esploratore, ponte fra culture

In un contesto sempre più globale, saper integrare abitudini, culture, modi di pensare diversi dai propri rappresenta un valore aggiunto. C’è chi però questa propensione non ha nemmeno bisogno di esercitarla, perché la spinta verso realtà nuove e diverse fa parte della sua essenza: è il Mercante-esploratore.

La figura del Mercante-Esploratore identifica la propensione al viaggio e all’uscita dai limiti del villaggio. È questa la figura dei crocicchi, degli incroci, di ogni zona in cui la via si separa in direzioni che sembrano escludersi a vicenda. Quando ci muoviamo in territori inesplorati, è essenziale che davanti alla scelta di una via piuttosto che di un’altra sappiamo misurare bene le nostre forze, le risorse che abbiamo a disposizione, la strada che siamo ancora disposti a percorrere. Il Mercante-Esploratore è senz’altro un viaggiatore e, provando una forte curiosità verso tutto ciò che sta fuori dal villaggio, è particolarmente abile a entrare in relazione con interlocutori e contesti molto diversi, di cui è capace di misurare rapidamente caratteristiche e intenzioni. In questo caso, a prevalere sul lato dell’esploratore può essere quello del mercante e, con esso, la capacità di gestire rapporti complessi e negoziazioni: Mercurio (versione latina di Hermes, il cui nome deriva dalla radice merx o mercator, che significa appunto mercante), ma anche Teuth, il dio egizio di cui parla Platone nel suo Fedro, divinità che presiede alle transazioni commerciali, ma anche agli scambi comunicativi.
Il Mercante-Esploratore è anche lo straniero, portatore di risorse fresche e potenzialmente molto utili a ogni villaggio, ponte fra culture diverse e scintilla di modi nuovi di vedere il mondo e le persone. Dovremmo forse ricordarcene più spesso in questo nostro mondo globale.
Ma facciamo un passo indietro.

Ritratto di Matteo Ricci, realizzato nel 1610 dal confratello cinese Emmanuel Pereira (nome di battesimo Yu Wen-hui)

Pechino, 1601. Dopo anni di tentativi andati a vuoto e varie vicissitudini (fra cui un’incarcerazione durata 6 mesi), padre Matteo Ricci ottiene il permesso dell’Imperatore di entrare nella Città Proibita, cuore pulsante e nevralgico del potere dello stato cinese, solitamente precluso agli stranieri. Gesuita di origini maceratesi, è nel paese già dal 1583, dove è arrivato come missionario all’età di 31 anni. La Compagnia di Gesù è stata fondata relativamente da poco (nel 1534) e la voglia di creare una base durevole nel paese è molto forte. In un’epoca in cui l’Occidente e la Cina conoscevano ancora pochissimo l’uno dell’altra, questo religioso colto e conoscitore delle acquisizioni più avanzate della scienza occidentale del tempo (grazie agli studi di astronomia, matematica, geografia e cosmologia che aveva compiuto) è l’esempio di come sia possibile agire da cerniera fra mondi diversi trovando il modo di integrare nel proprio sistema di sapere ciò che altre culture hanno da insegnare. Esemplificazione di questo è la Carta geografica completa di tutti i regni del mondo, primo mappamondo cinese creato nello stile della cartografia occidentale, in cui fece confluire le conoscenze geografiche dei cinesi e quelle occidentali.

Quando arriva alla capitale del paese conosce già la lingua e i costumi e, cosa più importante , molti esponenti della classe colta. Ha già capito che per fare breccia nel cuore dei suoi ospiti deve “farsi cinese fra i cinesi”: veste come un letterato confuciano (così viene anche rappresentato in vari dipinti) ritenendo che questo lo aiuti a integrarsi meglio ed è disposto ad adattare alcuni elementi della liturgia cattolica perché accolgano tratti tipici della religiosità cinese, come il culto degli antenati. Proprio grazie a questa flessibilità e ai legami stabiliti con personaggi influenti riesce ad arrivare a corte e a farsi addirittura finanziare la costruzione di una chiesa.

Lui ancora non lo sa quando traduce il catechismo, Epitteto ed Euclide in cinese o compila il dizionario portoghese-cinese, ma proprio grazie a questo sforzo di integrazione passerà alla storia come uno dei primi ad aver gettato un ponte fra due culture al tempo lontanissime, ma che in futuro avrebbero avuto molto da dirsi.
Ricci non dimentica però mai l’obiettivo per cui è andato in Cina, che è l’attività missionaria: alla sua morte, lascerà alla chiesa cattolica in Cina un’eredità di migliaia di nuovi fedeli. Gli incontri che fai, le risorse che trovi devono sempre andare a beneficio del villaggio.

Per approfondire:
– La casa editrice Quodlibet ha stampato alcuni degli scritti di Matteo Ricci. Fra questi, un’interessante Descrizione della Cina, scritto poco prima della sua morte (avvenuta nel 1610) e che avrebbe rappresentato per secoli la principale fonte di conoscenza della Cina nel mondo occidentale.
– La voce su Wikipedia.

Leggi la II tappa: John Cage, le domande e l’innovazione
Leggi la III tappa: Lo scrittore è un esploratore di mondi

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