Il Custode del fuoco e l’equilibrio degli ecosistemi

Seconda settimana “Inside the Village”, seconda carta del mazzo. Parliamo di un tema molto importante per ogni comunità, che è quello dei valori. Se dovessimo immaginare che la comunità è come un individuo e che, come tale, ha i suoi organi interni, potremmo dire che i valori sono il suo cuore, il nucleo profondo da cui scaturisce la sua identità. Nel villaggio, a presidiare quest’area centrale è il Custode del fuoco.

Il Custode del fuoco protegge quindi la tradizione e lo spirito del villaggio, ponendoli come entità al di sopra delle persone. Uno degli aspetti che gli sta più a cuore è il legame che il villaggio intrattiene con la natura e l’ambiente circostante. Se non c’è armonia con la natura, se la sua bellezza non rimane a disposizione di tutti, se non viene rispettata e valorizzata allora anche la salute del villaggio si degrada e con essa si corrompono in modo sottile anche i valori e lo spirito. Ogni comunità è sempre inserita in una comunità più ampia e deve tenerne conto, pena la perdita dell’equilibrio dell’ecosistema generale.

Questa separazione, per il Custode del fuoco, è una ferita dell’anima. James Hillman ha descritto bene la fonte della sofferenza sperimentata dai custodi del fuoco nel libro Cent’anni di psicoanalisi:

“I greci lo sapevano. La polis era l’altra metà del mythos. Il mythos era vissuto nella polis. Gli dei prendono parte alla vita civica, e in essa vengono percepiti. Spesso sentiamo questo nella natura: perché allora siamo così intorpiditi, quando si tratta di riconoscere l’anima nella città. … Quello che succede nella città non è soltanto politica o economia, o architettura. Non è nemmeno “ambiente”: è psicologia. Tutto ciò che è “là fuori” è noi.”

Il Custode del fuoco pone come priorità l’equilibrio dell’ambiente in cui le persone vivono, lavorano e si relazionano. Se l’ambiente in cui gli esseri umani interagiscono, sia esso una città, un rione, un’azienda, non porta a un contatto con la bellezza del mondo, la natura, la luce del sole, le relazioni diventano azioni ‘malate’, prive dell’energia fondamentale, il contatto con la natura circostante.

Il Custode del fuoco non prende le parti dell’essere umano, la sua è piuttosto una posizione severa e interessata alla mediazione tra uomo e natura. Non abita il tempo veloce del primo, ma quello circolare e lento della seconda. Ha molte difficoltà nell’accettare che le cose cambino, instaurando un equilibrio diverso rispetto a quello della tradizione. La sua sfida è quindi quella di riuscire a tenere un occhio sul passato e uno sul presente, da cui rischia di estraniarsi.

In quasi tutti i film del regista Hayao Miyazaki sono presenti personaggi che richiamano la visione di questa figura. Il tema centrale è spesso quello del difficile equilibrio tra la spinta dell’essere umano a cercare di piegare e rinnegare il valore della natura per raggiungere ricchezza e potenza e la reazione degli spiriti che popolano la madre terra: spiriti di animali, degli antenati, di potenti demoni e di divinità. Quando l’equilibrio è spezzato subentra un conflitto tra la forza della natura e gli umani, come nella Principessa Mononoke. Nel film, una bellissima foresta abitata dal Dio Cervo, “colui che cammina nella notte”, è minacciata dalla padrona della Città del Ferro, che vuole sradicare ogni albero per aprire delle cave di ferro, fonte di potere e ricchezza.

San, la principessa Mononoke, umana ma allevata e cresciuta dai Lupi, combatte strenuamente contro la donna guidata da un odio profondo per il genere umano. Una figura centrale del film è il principe Ashitaka. Egli fa parte di un’antica popolazione che vive in armonia e nel rispetto per ogni essere vivente. A causa di una divinità trasformata in demone il principe contrae una maledizione mortale che lo porta a viaggiare per risalire all’origine degli eventi. Nel suo viaggio incontrerà sia gli abitanti della città del ferro che San. Egli si porrà come mediatore per fare in modo che l’odio che popola l’animo degli umani, degli animali e di San non sporchi per sempre la terra. Per gli umani l’unico modo di fermare la guerra e accedere in modo indiscriminato alle risorse della natura è uccidere il dio della foresta: al costo di molte vite, la testa del dio verrà presa dagli uomini come trofeo. “Colui che cammina nella notte” si trasformerà in un essere distruttivo, facendo morire ogni cosa al suo passaggio.

Prima che sia troppo tardi, Ashitaka riuscirà a restituire la testa alla divinità della foresta, chiedendo perdono per la razza umana. Qualcosa ormai è cambiato, ma la foresta si ripopolerà e la città del ferro si ricoprirà di piante e fiori. Alla fine rimane il confine tra gli umani e la natura, ma l’odio si placa e le forze distruttive vengono fermate. Il punto di equilibrio che si trova nella giusta distanza tra uomo e natura è ristabilito.*

* Il testo è tratto quasi per intero dall’approfondimento sul Custode del fuoco scritto per The Village. Il libro da Francesca D’Anna

 

Leggi la II puntata: L’uomo della taiga

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