Da Efesto ai Maker: la sapienza del Fabbro

Si parla molto, in questi ultimi anni, della crescente importanza dei Maker per il mondo della ricerca e dell’impresa. Si tratta di tutte quelle persone che basano la propria attività sulla dimensione del fare: costruire oggetti, realizzare prototipi innovativi, creare qualcosa di tangibile che migliori la vita delle persone, sfruttando al massimo le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie.
All’interno del villaggio, a giocarsi il ruolo del maker è il Fabbro. Il Fabbro, in una comunità, è la figura che presiede ai processi tecnici, prendendosi cura dell’aspetto realizzativo delle attività. Chi di noi entra in risonanza con questa carta dà, solitamente, una grande importanza alla dimensione fisica e tangibile dei progetti, apprezzando nelle cose una buona dose di precisione e di attenzione per i dettagli.

Quello del Fabbro è un mestiere che da sempre è stato associato a molti significati dal forte valore simbolico. La capacità di dare forma al metallo è stata considerata un atto che ha molte correlazioni con l’azione del creare. Si è instaurata una relazione profonda tra l’azione creatrice e l’azione di forgiare il metallo, viste come due atti facenti parte dello stesso asse semantico.

Efesto e i Ciclopi forgiano lo scudo di Achille

Spesso, ai fabbri mitologici è stato attribuito un aspetto deforme e terribile, quasi come una sorta di contrappasso, che vuole che dall’informe si generi tutto ciò che ha forma, ma anche perché storicamente si è sempre attribuito al lavoro manuale una valenza negativa. Il fabbro per eccellenza è Efesto, Dio greco del fuoco, della metallurgia, venerato dalla mitologia greca come il più sapiente forgiatore di lame e costruttore di bellissimi gioielli e conosciuto dai Latini come Vulcano. Efesto sa farsi amare per la bellezza e la potenza degli oggetti che produce (le frecce di Apollo, le saette e lo scettro di Zeus, l’elmo e i sandali di Hermes, lo scudo e l’armatura di Achille, i gioielli di Euriome e Teti). Appare con un carattere schivo e prevalentemente dedito a perfezionare le sue opere, insieme ai suoi aiutanti da lui creati e a lui fedeli: oltre ai ciclopi si narra che avesse creato e fabbricato piccoli servitori a tre zampe tutti d’oro dediti a lavorare per lui. La sua meticolosità e precisione professionale si mostra nel desiderio che gli altri dei hanno delle sue creazioni (Hera e Teti bramano i suoi gioielli e molti dei gli commissionano la realizzazione di importanti oggetti e armi da battaglia).

Il fabbro è in genere un personaggio molto amato dai popoli per l’utilità delle sue creazioni nelle battaglie e per la lavorazione e creazione di attrezzi per i lavori agricoli, tanto da assurgere in alcuni casi alla statura della leggenda. Rimane tuttavia un personaggio in ombra, che vive della gratificazione e del prestigio che le opere che produce gli conferiscono. Pensiamo ai fabbri creatori della Durlindana, la spada di Don Chisciotte. Uomini concreti e ritirati dalle relazioni sociali, vengono ricercati da personaggi famosi e condottieri, gran dame e imperatori. Fedeli e coraggiosi, tenaci dediti, sanno operare con precisione e determinazione, godendo dell’iniziare un procedimento e vederlo terminato nel miglior modo possibile.

Questo tratto di ritrosia del Fabbro ci può dare uno spunto importante anche per la nostra vita di tutti i giorni: troppo spesso, forse, tendiamo a dimenticare che dietro un oggetto o un risultato tangibile di qualunque genere c’è il lavoro di tante persone che hanno contribuito a dargli forma e identità. Il fatto che non le vediamo non significa che nelle cose che abitano la nostra vita non ci sia anche un pezzetto della loro fatica, delle loro passioni e dei loro sogni. Cerchiamo di averne rispetto!

 

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